Il frutteto che desidero. (Didattica)

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infinito
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Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da infinito »

Salve,
apro una discussione “OT”, nel senso che non è di matematica; però ho notato che, vista la presenza di molti iscritti che gravitano intorno al settore dell'istruzione (studenti e insegnanti), divese volte sono state aperte discussioni sull'educazione, e qusta è appunto una di quelle.

Se davvero non interessa o è troppo OT cancellatela, infinito.



Nel post successivo riporto un articolo che ho scritto sul nostro giornalino scolastico “New Kaos” (il link riporta a una pagina del nostro forum dove c'è il link per scaricare New Kaos n° 3).

Forse solo perché sono "particolarmente modesto”, ma a me questo articolo pare molto interessante e simpatico, per cui ve lo faccio conoscere.






(Dove di accenna alla “Commissione didattiva” si parla di una commissione nata nella nostra scuola; non è importante, ma se volete spiegaizoni in merito vi metto il link: Commissione didattica)
Gaspero

infinito
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da infinito »

Didattica, Istruzione, Educazione

Il frutteto che desidero

In questo clima di “Commissione didattica” ho pensato di scrivere alcune delle cose che mi stanno più a cuore, anche se in realtà le dico “spesso”, per cui alcuni le conoscono già.

Comincio con una distinzione per me molto importante: quella fra “insegnare” (o “istruire”) e “educare”: il primo deriva da “in-segnare”, cioè “segnare dentro” (o da “in-struo”, cioè “costruire dentro”), mentre il secondo da “ex-ducere”, cioè “guidare fuori”; il significato è affatto diverso: nel primo caso si “mettono dentro” conoscenze e competenze, mentre nel secondo si “lasciano venire fuori”.

Un esempio che chiarisce bene un aspetto negativo dell'istruzione è quello del frutteto.

Io mi immagino di avere un albero da frutto e di dover far sì che i suoi rami si carichino di frutta, allora mi vengono in mente due metodi, il primo dei quali è lo “stile albero di Natale”: si prende una o più casse di mele e si collegano le mele ai rami (ci si incollano, ci si inchiodano, ci si legano, ci si “scotchano”, ci si mettono su in equilibrio, o in qualunque altro modo), così da avere un albero carico di mele; e se non piacciono le mele gialle, si compra una cassa di mele rosse o di altra frutta. In ogni caso il risultato è superbo: un albero carico di mele, tutte

uguali, tutte ugualmente grosse e colorate.

L'altro metodo è invece del tutto opposto, quello della fiducia e dell'attesa: non ci si mettono le mele su, ma si concima con il letame (che notoriamente è molto meno “appetitoso”), si zappetta, si innaffia, si cura, e si ... aspetta, e si aspetta tanto, finché, finalmente, si comincia a vedere qualcosa. Qualcosa di bello e profumato: i fiori. Però, per quanto siano belli sono molto delicati, ... e soprattutto non sono ancora il frutto, bisogna aspettare dell'altro. E poi avviene qualcosa di terribile: i bellissimi e delicatissimi petali appassiscono e cadono; ma non si è perduto tutto, solo bisogna avere fiducia e aspettare ancora, finché, lentamente, molto lentamente, si inizia a riconoscere qualcosa che probabilmente diventerà ciò che attendevamo, e dopo una lunga, ulteriore attesa, alla fine si potranno finalmente avere i frutti.
Certo il primo metodo è più rapido, e si ottengono alberi con frutti tutti uguali e come li vogliamo, ma solo il secondo è un metodo per far fruttificare l'albero.
Magari si ottengono frutti un po' “picchiettati”, alcuni grossi e altri piccoli, qualcuno anche con il “bao”, ma saranno “i frutti del nostro albero”, e saranno sicuramente buoni. Se poi invece di un singolo albero ne avessi molti, non vorrei certo un frutteto di soli meli, ma che ognuno facesse
frutti diversi: un melo, un pero, un susino, un ciliegio, un albicocco, un arancio, un limone, ...

Ecco: a me piacerebbero giovani pieni di energie, che tirano fuori un sacco di “rami” e di “gemme” (foglie e fiori), il mio lavoro dovrebbe consistere allora nel “potare” alcuni rami (cioè nel limitare qualcosa di “inadatto”), e nello “addirizzarne” altri (perché energie “buone” da New reindirizzare) e magari nel sostenere alcuni rami con i frutti; ma se i ragazzi non mostrano energie ed interesse, e per paura le lasciano appassire dentro di loro.........che tristezza.

Per questo secondo metodo è necessario avere fiducia (e DARE fiducia), avere molto tatto e
non rovinare i “fiori” (che a volte sono davvero delicatissimi e difficilmente riconoscibili), saper aspettare, e tantissime altre cose. So che spesso io non riesco ad essere un buon agronomo (quello semmai lo è il nostro Dirigente), e perciò ho bisogno dell'aiuto e della fiducia dei ragazzi che mi sono affidati, perché, come in una famiglia, non si può educare bene senza il buon esempio, la fiducia in chi lo da e l'amore.

N.B.: Per evitare spiacevoli malintesi (che mi sembra quasi che io ricerchi col lanternino) chiarisco che non sono contro l'istruzione (che è comunque indispensabile, sia come fine, sia come mezzo per l'istruzione), ma che considero irrinunciabile e prioritario non limitarci a questo e educare i ragazzi che ci sono affidati.

Gaspero Domenichini, alias “infinito”
Gaspero

Pasquale
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da Pasquale »

Molto bella questa immagine di frutta varia sugli alberi: oltre che poetica, rende bene l'idea.
Stavo pensando anche alla possibilità di ottenere frutti diversi e di buona qualità sullo stesso albero, tramite innesti, ove compatibili, e pensavo in questo caso anche all'importanza del portainnesto (l'insegnante), magari non bello, rustico, ma forte, duraturo e di sicuro supporto per la crescita rigogliosa di giovani virgulti, una volta attecchiti; anche chi fa l'innesto ha dunque la sua importanza, secondo che sia più o meno capace (il tipo e l'efficienza dell'organizzazione scolastica, l'educazione di base, la normativa del settore, le strutture, le famiglie, i media, i valori della società in cui si vive, etc.)
Ciao Gaspero, sei un grande.
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infinito
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da infinito »

Mah, io invece forse non amo troppo gli innesti (mi piacerebbe mangiare i frutti dalla pianta “selvatica”, rustica), ma a parte questo l'idea di fondo è che i ragazzi possono essere “aiutati” a far uscire da loro ciò che c'è dentro di bello; o meglio: aiutati ad imparare a lasciar crescere quello che sono.

Mio figlio ha solo 9 anni, ma è già da tanti anni che mi ha convinto che è un buon genitore chi riesce a “rovinare meno” i figli, nel senso che se un figlio è “bravo” o “in gamba”, lo è naturalemente (cioè “di per sé”), non perché siamo stati bravi; non possiamo far diventare i fili meglio di come sono per natura, possiamo solo “farli dieventare peggio” (cioè non farli essere quello che sono, fal loro cercare di essere quello che non sono).


Per tornare all'esempio dell'insegnante, io (nonostante quello che alcuni mi dicono) con l'esperienza ho cambiato diverse idee.

Intanto una volta pensavo che mi sarebbe piaciuto che i miei alunni, una volta all'università, scegliessero di fare Matematica, e vedevo che diversi fra gli alunni degli insegnanti “più bravi di me” sceglievano la loro materia. Però poi mi sono accorto che questa cosa cozza con l'idea che uno debba scegliere “la SUA strada” (la “sua” dell'alunno, ... non la “sua” dell'insegnante ...).

Parimenti una volta mi sembrava normale che in una classe ci fossero un certo numero di alunni insufficienti per ogni materia, mentre ora penso che non mi pare che abbia senso che in una classe ci sia un alunno che ha un'insufficienza in una qualche materia.
Infatti se un alunno si iscrive ad un liceo (io penso al “nostro”) per sua scelta ed ha un minimo di serietà (cioè di impegno, sia a scuola, sia a casa) e se la scuola si impegna a fare il bene dei ragazzi, sia durante le lezioni ordinarie, sia con recuperi ed attività varie, per quale motivo non deve arrivare alla sufficienza in qualche materia? forse perché ha delle difficoltà certificabili? Allora si certificano e si guida per la sua strada; e comunque sono casi molto particolari.
No, il problema è di fondo, nel come si vive la scuola, nello stravolgimento profondo di tutto quello che si fa, sia alunni, sia professori.

... ma la faccio finita qui, perchè è vero che sono partito OT, ma mi sembrava che l'esempio del frutteto l o valesse, mentre uno sfogo su “la scuola che desidero” forse no.



Ciao Pasquale, ti ringrazio dell'apprezzamento (che ricambio), scusa per il ritardo nella risposta.

P.S.: Sto scoprendo l'Esperanto: è davvero una grande cosa, e ti invito ad approfondire.
Gaspero

Ivana
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da Ivana »

Bravissimo, Gaspero, mi hai fatto ricordare una metafora della letteratura pedagogica: chi insegna è come chi aiuta a far crescere i…capelli, non a infilare parrucche…Con il vento la parrucca può volare via, i capelli invece restano e crescono…
Nell’azione educativa va trovato il giusto rapporto tra autorevolezza e libertà…
Comunque, come mi sembra abbia evidenziato l'ottimo Pasquale, chi insegna offre inevitabilmente, volente o nolente, un “segno”, cioè un orientamento di valore…
Poiché ogni alunno ha i propri tempi di apprendimento, credo che sarebbe necessario, nella scuola, considerare il tempo come Kairos senza lasciarci travolgere (come spesso a me è accaduto) da… Chronos…
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Daniela
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da Daniela »

scusate ma io penso che si dovrebbe andare un attimino al di la' della scuola e delle sue valutazioni (necessariamente autoreferenziali) e del problema se assegnare o meno l'insufficienza a Pierino in matematica, che e' una questione molto importante per Pierino (almeno nell'immediato perche fra 20 anni sara' irrilevante) per la famiglia di Pierino e magari anche per gli insegnanti, ma che a me cittadino qualunque non fa una granche differenza. La questione penso che andrebbe posta in questi termini. Il pianeta ha bisogno di un certo numero di cervelli specializzati in matematica; inoltre sappiamo per esperienza che le persone con una comprensione della matematica (attenzione non della matematica scolastica che ne e' un sottoinsieme ben determinato) sotto un certo livello, credono a stupidaggini come le truffe nigeriane o i multilevel ed e' interesse della collettivita' che cio' non accada. Per quanto riguarda i cervelli specializzati, possiamo e vogliamo permetterci, come italia, di delegarli altrove? Una scelta non necessariamente idiota, fatta per esempio in maniera esplicita dal Bhutan, ma in maniera implicita e non meno pesante dalla superpotenza statunitense (dove i programmi di ph. d. in matematica e fisica constano in maniera pressocche' esclusiva di stranieri). Pero' una scelta che qualcuno deve fare e assumersene la responsabilita'. Se no si devono pianificare il numero di cervelli matematici che servono e iniziare a selezionarli sufficientemente presto e offrire loro materiale di studio - che non significa creare classi di secchioni (peraltro stroncandone la creativita') ma ad esempio formare in italia 10, 20 matematici che scrivano un curricolo in collaborazione con le universita', parallelo alla scuola secondaria e non valutato nelle pagelle ordinarie, trasmesso attraverso testi e audiovisivi, con la possibilita per lo studente di interagire con dei matematici di professione ogni volta che se ne presenti la necessita'. Non si puo' pensare di considerare "eccellente" lo studente che si applica e che e' il piu brillante dell'istituto, anche se un qualunque ragazzino di 8 anni di singapore con l'insufficienza in matematica lo metterebbe nel sacco. Diamogli 9 in matematica, per carita', ma non illudiamolo di aver raggiunto l'eccellenza in matematica. Quanto a tutti gli altri, chi di noi non e' piu' giovane puo' portare dozzine di esempi di analfabeti o semianalfabeti che hanno gestito un negozio, acquistato e pagato un alloggio pagando tutte le rate giuste, e non sarebbero mai cascati nel multilevel marketing. Certamente la scuola potra' fare meglio dei bambini che purtroppo sono dovuti andare a lavorare giovanissimi! Forse senza sperare in riforme che se e quando si faranno, i ragazzini avranno gia i capelli bianchi, qualche volta basterebbe prendere il rispettabilissimo programma ministeriale e mettere gli obiettivi in ordine di importanza. Devo fare un'equivalenza 189456 iarde greche = x piedi di moscerino quando il fattore di conversione e' 1340000786? Bene facciamola se proprio si deve, ma facciamo notare ai nostri studenti alcune cose. Facciamo loro notare che l'operazione e' possibile e traduce una lunghezza in una lunghezza. (Quanti pongono numeri = quantita', numeri= lunghezze, rape + arance= frutta, 6/0 = 0, e poi magari ripetono, come ha insegnato la maestra, che 3-5 e' impossibile?) Possiamo senza alcun calcolo valutare l'ordine di grandezza del risultato, che se alla fine del calcolo non combacia, e' chiaro che si e' commesso un errore. Possiamo interessarci quanto e' lunga una iarda greca nel sistema metrico decimale, per capire di che stiamo a parlare.... se si tratta di qualche decina o centinaio di Km sulla superficie terrestre, di pochi centimetri, di distanze cosmiche, o di valori assurdi perche molto piu grandi dell'orizzonte dell'universo o molto piu piccoli della distanza di Planck. Possiamo discutere le cifre significative e chiederci quale sara' la precisione del risultato. Possiamo guardare questi numeretti che suscitano delle domande, per esempio e' strano che una lunghezza in iarde greche (non in lunghezze d'onda della riga piripacchio del kripton o simili) sia espressa con 6 cifre significative, ma ne' piu' ne' meno, e si blocchi all'unita', come e' stata misurata questa distanza? Ancora piu' strano il valore del fattore di conversione con quei quattro zeri li' nel mezzo e poi ricominciano le cifre.... potrebbe essere un errore di arrotondamento magari di un numero in virgola mobile? E se il fattore di conversione ha solo tre cifre significative, e' utile conservare tutte le cifre significative della grandezza iniziale? Ecco che il cervello si accende e non si spegne e l'equivalenza noiosa ci insegna qualcosa che ci servira' per il resto della nostra vita, invece di dire scemenze alla radio come il conduttore che Delfo ha ascoltato :)
Daniela
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da delfo52 »

molto interessanti le considerazioni di Daniela.
In particolare, come sa chi frequenta B5 da un po', io sono un fautore di quella che chiamo "matematica approssimativa", cioè di quel modo di affrontare i problemi numerici, anche di tipo scolastico, con più buon senso e meto algoritmi operativi rigidi, appresi a pappagallo.
E' ovvio che non è la stessa matematica di alto livello o dei settori di ricerca teorica avanzata, ma, anche in questi contesti, è una condizione necessaria.
Mi spiego con un esempio banale. nessuno dovendo moltiplicare 987.605.888 per 10,06 si metterà mai a fare i conti a mano. Credo che si potrebbe consentire l'uso della calcolatrice anche alle elementari, ma solo dopo che i ragazzi si siano abituati a "leggere" l'operazione e a capire che, dovendo moltiplicare un miliardo per dieci (a occhio) il risultato non deve discostarsi di molto da diecimiliardi.
il rischio è che, battendo i numeri sulla tastiera, si faccia un errore, e che poi si accetti per buono un risultato "completamente" fuori scala.
Ad un livello di finezza maggiore, non è difficile sapere fin da prima che il risultato "deve" avere due cifre dopo la virgola, e che l'ultima cifra a destra "deve" essere un 8.
L'altro giorno ho cercato di spiegare ad un collega in partenza per gli USA come tradurre i prezzi in dollari nei nostri euro. Era terrorizzato all'idea di dover trafficare con un misterioso fattore di conversione 1,32885 che gli avevano detto in banca.
Mi sono permesso di fargli notare che tale valore è molto vicino a 1,33333, cioè ad un rapporto 4 a 3.
Non lo aveva notato!
Ma il brutto è che, anche a questo punto, era bloccato e impotente.
Gli ho proposto di procedere così: di fronte ad un prezzo (es.: 140 dollari), dividere per 2 = 70 e ancora per 2 =35; e sottrarre 35 dal prezzo in dollari = 105 che sono gli euro. E di fregarsene se le divisioni non vengono precise.
Che un uomo colto di 50 anni non fosse capace di arrivarci da solo, è triste
Enrico

mathmum
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da mathmum »

Beh, mettiti l'animo in pace...
A me è capitata tra le mani una matricola di economia che non sapeva dirmi se con 60 euro in tasca avrebbe potuto comperarsi un paio di jeans esposti in vetrina a 75 euro con sconto 15%!
Ciao a tutti
Simona
(poco partecipante ma sempre presente... in background!)
mathmum

...la vita è complessa: ha componenti reali ed immaginarie...

delfo52
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Re: Il frutteto che desidero. (Didattica)

Messaggio da delfo52 »

è il mondo delle carte di credito, bellezza .........
P.S.la mia gentile consorte, non usa le carte di credito, ed è negata per la matematica. ma ha escogitato un sistema infallibile:di fronte ad un paio di jeans, o un paio di scarpe, o una pelliccia.., con 1-euro-1 "ferma" l'articolo, che passa poi a ritirare con comodo col saldo...
Enrico

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