gilberto govi

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delfo52
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gilberto govi

Messaggio da delfo52 »

Sei tutto bagnato!
- Per forza, pioveva! Vedi, quando piove, io dico che è meglio stare fermi: se stai fermo, prendi solo l'acqua che cade dove sei tu; se cammini o ti metti a correre, prendi anche l'acqua che cade dalle altre parti.

Gilberto Govi
Ho trovato questa citazione su un blog; anzi è apparsa in modo autonomo, mentre leggevo altre cose.

Mi ha ricordato (ecco che spunta l'autobiografo !!!!) che lo stesso dilemma mi tormentava ai tempi dell'infanzia. Tornavo spesso a casa a piedi, per cui il problema di come bagnarsi meno era molto presente....

Affrontare la cosa fu una ottima palestra per imparare a trasformare la "vita reale" in simulazioni geometrico-matematiche.

Ragionai così:
bisogna pre-supporre che la pioggia cadrà con ritmo costante.
per semplicità immaginiamo che le gocce di pioggia cadano tutte lungo la verticale
per semplicità trasformiamo l'uomo in una sagoma verticale piatta.

su un foglio disegniamo la sagoma di profilo (un segmento vetricale) in basso a sinistra
a una certa distanza a destra c'è il punto di arrivo; da questo punto tiro una semiretta verso l'alto.
1) se l'uomo si muove alla velocità della luce, equivale a disegnare un parallelogramma-rettangolo orizzontale dal punto di partenza alla semiretta d'arrivo.
Tutte le gocce presenti nel rettangolo verranno "raccolte" durante il velocissimo viaggio
2) se la velocità è minore, le gocce intercettate saranno quelle del parallelogramma obliquo verso l'alto, con differente pendenza; ma con identiche base e altezza

poi si faranno gli aggiustamenti per la parte orizzontale del cranio; e per l'inclinazione causata dal vento; e anche per la posizione piegata in avanti di chi corre....
Enrico

franco
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Re: gilberto govi

Messaggio da franco »

E' un problema che mi ha affascinato per tanto tempo; mettendo su carta quanto già espresso da Enrico, viene fuori un disegno come questo:
Immagine

E' facile dimostrare che le gocce intercettate, proporzionali alle due aree colorate in azzurro e in giallo, sono in numero pari a b + a/v dove a e b sono delle costanti che dipendono dalle dimensioni dell'uomo (schematizzato come un prisma), dalla distanza da percorrere, dalla velocità delle gocce d'acqua e dalla "densità" della pioggia.

Come si può notare dal disegno, l'area azzurra è costante (non dipende dalla velocità dell'uomo) mentre quella gialla diminuisce con l'aumentare della velocità: al limite assume un valore infinito se l'uomo è fermo e zero se corre con una velocità infinita.

C'è però chi ha fatto delle prove pratiche: un anno fa circa ho visto una puntata del programma "Miti da sfatare" (su Discovery Channel, è un programma dove vengono messi alla prova miti, leggende metropolitane o scene di film).
E' stato creato un impianto di pioggia artificiale in un capannone ed un uomo percorreva un tratto scoperto a diverse velocità indossando una tuta con cappuccio (inizialmente asciutta) che al termine di ogni percorso veniva pesata per verificare "quanto" si era bagnata.
Naturalmente il test (come tutti quelli della serie) era solo pseudo-scientifico ma sta di fatto che è risultato conveniente andare al passo anzichè di corsa!

ciao

Franco
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delfo52
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Re: gilberto govi

Messaggio da delfo52 »

nella vita reale (e nell'esperimento TV), vengono a sovrapporsi e a interferire molti altri fattori.
Nel caso della marcia-corsa sotto la pioggia, credo che abbia molto peso l'acqua che "viene da basso" nel senso degli schizzi provocati da noi stessi, e che sono moooolto maggiori se si va di corsa.....!
Enrico

Br1
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Re: gilberto govi

Messaggio da Br1 »

delfo52 ha scritto:nella vita reale (e nell'esperimento TV), vengono a sovrapporsi e a interferire molti altri fattori.
L'argomento ha affascinanto molto anche me e poi,
naturalmente, ho fatto i miei bravi esperimenti
(non solo mentali) per "verificarlo" :D

Enrico, però, ha messo l'accento su un aspetto che
sento molto, in quanto pedone incallito (ah ah!), e
relativizza assai gli effetti della pioggia urbana,
soprattutto, e i molteplici fattori che con essa
interferiscono.
Oltre all'acqua che arriva dal basso a causa della
corsa, c'è anche (tremenda!) quella che arriva dalla
strada grazie agli automobilisti ben protetti che ti
sfrecciano di fianco :evil:
Si tratta spesso di onde di cui non è affatto facile
valutare lunghezza, periodo, altezza... ma il risultato
è sempre sgradevolissimo, un vero danno!
A volte preferisco di gran lunga puntare l'ombrello
contro le macchine che passano e lasciarmi bagnare
dall'acqua che vien dal cielo...


:wink:
Bruno

infinito
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Re: gilberto govi

Messaggio da infinito »

Ovviamente questo problema ha interessato anche me per molto tempo, nel senso che a periodi “ci pensavo”, ma non mi pare di avere poi affrontato il tutto in modo “sistematico” “pretendendo una risposta profonda e convincente”.
Dico “ovviamente”, perché penso che sia una domanda che “ai nostri tempi” si facevano quasi tutti, almeno quasi tutti quelli che avevano una reta mentalità razionale.

Colgo l'occasione per far presente che secondo me lo stesso valeva per il desidero (o “il sogno”, ma in senso etimologico) di volare: una volta tutti desideravano volare, e spesso lo sognavano regolarmente, invece mi pare di aver capito che nei giovani di oggi questo è raro. E ogni volta che lo verifico non mi fa piacere.



Riguardo alla pioggia, aggiungo che il mio pensiero riguardava invece un altro aspetto: schematizzato l'uomo con una sagoma con spessore nullo (per intenderci: “che se si sta fermi non si bagna”), se si considera che l'acqua cade e che l'uomo si inclina in avanti, lo si può far avanzare senza che si bagni.
Ovviamente per non bagnarsi velocità ed angolazione sono correlati e, scelta una inclinazione, deve avanzare con una velocità “adeguata” e viceversa.
Riferendomi al disegno di franco, quella velocità dovrebbe corrispondere ad una inclinazione uguale a quella dei lati obliqui del parallelogramma celeste. In formule, l'angolo fra la sagoma e il terreno deve essere arctg(u/v).





Se poi volgiamo “divertirci” si può considerare che per camminare a velocità costante si deve stare verticali (in assenza di attrito con l'aria), oppure con un'inclinazione che garantisca una componente della forza peso uguale alla forza di attrito viscoso con l'aria, che non credo corrisponda all'inclinazione richiesta (ma non l'ho dimostrato – forse vale per alte velocità).

Allora le idee che mi vengono sono 2:

- Procedere con velocità ed inclinazioni crescenti, in modo da avere bisogno di una forza maggiore di quella necessaria a velocità costante a pari angolazione; ovviamente la sagoma non dovrà essere rettininea.

- Qualora avessi l'ombrello usarlo a mo' di paracadute, per frenare la caduta, e non per coprirsi.

- Se la mia forma fosse quella di un cilindro (matematico, cioè “perfetto”), e se avessi due ombrelli di superficie esattamente circolare uguale alla mia base, procedendo come detto nei post sopra non potrei avanzare sena bagnarmi; ma se ne usassi uno per coprirmi ed uno per frenarmi, allora potrei avanzare senza bagnarmi.
(Oh, si fa per divertirci, eh ...!)
Gaspero

delfo52
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Re: gilberto govi

Messaggio da delfo52 »

Una cosa è appurata:
LA COMUNITA' DI BASE5 SI IDENTIFICA CON QUELLA DI COLORO CHE HANNO PERSO UN SACCO DI TEMPO INVECE CHE A STUDIARE A BALOCCARSI COL PROBLEMA DI COME BAGNARSI DI MENO CAMMINANDO SOTTO LA PIOGGIA
Enrico

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