se Euclide avesse fatto il taxista

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delfo52
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se Euclide avesse fatto il taxista

Messaggio da delfo52 »

Segnalo un bel libro.
Rob Eastaway/Jeremy Wyndham
How long is a piece of string? (Robson books,2002)
Non so se esiste la traduzione in italiano

sono articoletti seri esposti in forma divulgativa, ma non stupida. Per Ivana: c'è del bel materiale per l'introduzione ai frattali e a Sierpinsky !

Mi è piaciuta l'analisi degli algoritmi...dei tassametri.
Pare che da una indagine sui taxisti di Londra, sia emerso che nemmeno loro sanno come funziona e perchè funziona così.
Se interessa, posso estrarne qualche succo.

In passato, è stato scritto qualcosa nel forum sui "percorsi dei taxi in una città a griglia regolare"
Anche senza figure, è facile comprendere come, in una città a scacchiera regolare, come il centro di Torino, o come Manhattan, per congiungere due punti (per comodità due incroci), esistono numerosi percorsi di uguale lunghezza. Tralasciando considerazioni sul numero delle curve e sulla velocità media di percorrenza delle varie strade, nel libro citato, si fa riferimento ad una mini-branca della matematica, conosciuta come geometria del taxi, che ha varie curiosità.
ad esempio, disegnate una griglia in cui appaiono 25 punti disposti 5x5, che rappresentano gli incroci della città ideale. A partire dal punto centrale, marcato con cerchietto, segnate tutti i punti che distano due "taxi-unità". Se numeriamo i numeri da 1 a 25, il punto centrale sarà 13 e i punti 3-7-9-11-15-17-19-23 saranno i punti equidistanti dal 13.
Ora: come si chiama la figura il cui perimetro è equidistante dal centro ?
Ed ecco che, nel mondo dei taxisti, abbiamo ottenuto la quadratura del cerchio !

Se Euclide avesse fatto il taxista, forse la geometria avrebbe percorso ben altre strade.....

(ringrazio fin d'ora chi avrà la voglia e la pazienza di curare l'iconologia)
Enrico

0-§
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Messaggio da 0-§ »

Riesumando "Pitagora si diverte 2" dagli abissi polverosi in cui era caduto,ho (ri)scoperto questo bell'indovinello in merito,dal titolo "Benvenuti a Borgoquadro".
Vi trovate in un paese,non a caso chiamato Borgoquadro,dove le strade sono quella regolare griglia quadrata di cui ha parlato Delfo nel suo messaggio.Vi trovate in un incrocio X del paesino(consideriamolo "l'origine degli assi",ossia il punto (0;0) del nostro sistema di riferimento):intorno a voi si trovano l'incrocio degli Artigiani (4;-3),dei Banchieri(4;0),dei Contadini(0;2) e dei Dottori(-3;0).Il/la vostro/a bello/a vi aspetta in un altro incrocio che dista dall'incrocio dei Banchieri tanto quanto da quello dei Contadini,e dall'incrocio degli Artigiani quanto da quello dei Dottori.Dove dovete andare?Ricordandovi solo queste informazioni,potete trovare a colpo sicuro il luogo dell'appuntamento galante?Sto studiando eventuali generalizzazioni più difficile,ma voi provate a risolverlo senza pensarci troppo e senza usare troppi fogli a quadretti...non male come nocciolina neh?
Ciao!
Zerinf
Lo scopo principale di una dichiarazione DATA è quello di dare dei nomi alle costanti; anziché inserire ogni volta 3.141592653589793 come valore di $\pi$, con una dichiarazione DATA si può assegnare tale valore alla variabile PI che può essere poi usata per indicare la costante. Ciò rende anche più semplice modificare il programma, qualora il valore di $\pi$ dovesse cambiare.

-Da un vecchio manuale FORTRAN della Xerox

delfo52
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Messaggio da delfo52 »

a occhio e croce, direi che un qualche dubbio è lecito:
sia (2;1) che (1;-1) mi sembrano ottemperare alle richeste.
Si tratta comunque di piccole distanze...
nota che se decidi di provare ad andare prima in uno dei punti, e poi al secondo, nel caso il primo risultasse sbagliato, conviene andare prima a (1;-1) e sobbarcarsi il secondo percorso, più lungo, solo nel 50% dei casi. Questo vale sia che tu faccia la strada a piedi, sia che tu prenda il taxi del sig Euclide.
Il vero problema é che le donne (se di femmina si tratta) hanno una certa tendenza ad essere in ritardo, per cui l'esperienza insegna (a qualcosa servono anche i capelli grigi) che se all'ora prefissata ella latita, non è lecito dedurne che il luogo sia quello sbagliato.
Ma questo è un problema non risolvibile, almeno nella geometria euclidea
Enrico

0-§
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Messaggio da 0-§ »

Che dire?Tutto esatto,ovviamente.Il metodo di soluzione di Cohen,che con piccole modifiche si presta a ogni generalizzazione,é di trovare la linea spezzata che collega la serie di incroci che distano ugualmente da A e da D,poi la spezzata degli incroci equidistanti da C e da B e infine trovare tutte le intersezioni delle linee(due, nel caso proposto).Mi chiedo se esista un metodo veloce per tracciare le linee,senza dover verificare per ogni incrocio se é equidistante dai punti fissi considerati.Adesso vedrò,tornerò domani a riferire.E poi per una settimana buona lascierò Bologna,il forum ed un po' di respiro a voi che mi leggete... :lol:
Un saluto a tutti,
Zerinfinito
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delfo52
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Messaggio da delfo52 »

un sospetto, solo un sospetto.
Hai scritto "lascierò" con la "i" , e la cosa sembra corretta, se partiamo dalla radice del verbo lasci-are
ed è certo corretta la forma "scierò" da sci-are
Allora, perchè per strisci-are , lasci-are, fasci-are la cosa non mi sembra proprio liscia ?
Non posso andare a cercare una grammatica, perchè credo sia sepolta sotto la polvere di secoli, per cui mi rivolgo ai docenti sparsi nel web.
Intendiamoci, io sono per la libertà di (orto)grafia, almeno entro certi limiti, per cui , caro zerinf, in ogni caso ti lascerò scrivere "lascierò"
Enrico

Ospite

Messaggio da Ospite »

La differenza sta qui: la-scia-re/sci-a-re, da cui lascerò/scierò.

Bruno
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Messaggio da Bruno »

...

Non sono un docente e nemmeno un esperto di lingua italiana (anzi!),
tuttavia sono piuttosto sparso e non soltanto nel web...
Volevo però dire che ho ritrovato un manuale di grammatica a cui sono molto
affezionato, se non altro perché, dopo averlo scoperto (parlo di un bel po' di anni
fa), sono riuscito a rinfrescare alcune cosette, senza patire troppo, che nel tempo
si erano affievolite.
Si tratta di un libro dal titolo molto invitante: "Come parlare e scrivere meglio",
scritto a più mani sotto la direzione e coordinazione del linguista Aldo Gabrielli e
pubblicato da Selezione dal Reader's Digest (1983).
Qui ho riprodotto la pagina in cui si parla proprio dei verbi in -iare.
Penso che possa essere interessante e utile.

0-§ ha scritto:(...) E poi per una settimana buona lascierò Bologna,il forum ed un po' di respiro a voi che mi leggete...
...l'importante è che tu, piuttosto, possa respirare dell'aria buona: Bologna non
produce sicuramente la migliore (non dove vivo io, almeno) :(
A presto!


(Bruno)
(Bruno)

...........................
Invisibile un vento
l'ha apena sfioragia
sospension d'un momento;
e la bola iridessente gera 'ndagia.
{Biagio Marin}
................................................................
Meglio soluzioni sbagliate che risposte esatte.
{Rudi Mathematici}

delfo52
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Messaggio da delfo52 »

grazie, magico Bruno !
rimane inevasa la domanda sullo sci , anche se nella pronuncia si avverte una qualche maggior necessità della "i". penso che possa dipendere dal fatto che lo sci è anche lo ski, e in questo caso bisognerebbe certo scrivere "skierò", peraltro con una omofonia col passato remoto di schierare.
Gabrielli è stato un grande linguista, di cui ricordo una deliziosa rubrica sul settimanale Epoca.
Certamente conoscete tutti le sue nipotine...
Enrico

panurgo
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Messaggio da panurgo »

mi pare che, nel caso di sciare sia tutto diverso perché si tratta di uno iato: sci-e-rò (da scì-a-re, derivato di sci) invece di la-sce-rò (da la-scià-re, dal latino laxare).
il panurgo

Principio di Relatività: $\mathbb{m} \not \to \mathbb{M} \, \Longleftrightarrow \, \mathbb{M} \not \to \mathbb{m}$
"Se la montagna non va a Maometto, Maometto NON va alla montagna"

delfo52
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Messaggio da delfo52 »

sono pienamente d'accordo con Panurgo. Quello che mi resta difficile è cercare un modo per spiegare la cosa ad un eventuale marziano di passaggio, o ad un norvegese, o a un bambino di sette anni, senza scomodare il buon vecchio latino.
Per non parlare delle eccezioni...
E consoliamoci, che l'italiano, da questo punto di vista, è una delle lingue più semplici...
Enrico

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