Chiaroveggenza

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peppe
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Chiaroveggenza

Messaggio da peppe »

Ossia la capacità di percepire visivamente cose non visibili naturalmente.
Vi descrivo un esperimento.

Buttate sul tavolo una grossa manciata di fiammiferi (ma potete farlo con delle monetine, dei chicchi di riso o qualsiasi altro piccolo oggetto) e
dite a un amico di prenderne in mano un certo numero, senza contarli, lasciandone sul tavolo almeno la metà.
Nel frattempo, voltatevi in modo da non vederlo.
Quando avrà chiuso nel pugno un certo numero di fiammiferi, giratevi e prendetene anche voi un po’ dal tavolo.
Esordite così:
“Avete presente quei giochi televisivi in cui bisogna indovinare quanti chicchi di riso ci sono in una boccia di vetro?
Quando ero bambino, mi sono allenato duramente in questa attività, e ora sono diventato infallibile. Il mio terzo
occhio mi consente, addirittura, di farlo senza guardare i chicchi di riso.
Per provarlo, cercherò di indovinare quanti sono i fiammiferi chiusi nella sua mano”.

Rivolgetevi quindi all’amico e, concentrandovi sul suo pugno, ditegli:
“Che tu ci creda o no, ho preso nella mia mano lo stesso numero di fiammiferi che sono nella tua.
Anzi… no! Ne ho tre in più. Aspetta… Sto contando male: ne ho ancora di più…
ne ho altri che più tardi ti consegnerò, facendo in modo che alla fine tu ne avrai nove”.


L’amico, che ancora ignora quanti fiammiferi ha in mano, apre il pugno
e ne mostra cinque. Aprendo la vostra mano, gli mostrate che voi ne avete
esattamente quanti avevate previsto: cinque come lui, più tre, più altri
quattro che gli consegnerete, facendo così in modo che lui arrivi a nove!

Com’è possibile conoscere con tanta precisione il numero dei fiammiferi chiusi nella mano?
Buon relax. peppe
Peppe

franco
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Re: Chiaroveggenza

Messaggio da franco »

Se prendi 12 oggetti, qualunque sia il numero N di oggetti presi dall'amico (N<10) sará sempre giusto:
12=N+3+(9-N)

Gli o oggetti sul tavolo però, per essere sicuro che ne rimangano almeno 12, devono essere 23 o più: può allora capitare che l'amico ne prenda 10 o 11, nel qual caso il giochino non funziona.
Franco

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noun. (en-juh-neer)
someone who does precision guesswork based on unreliable data provided by those of questionable knowledge.
See also wizard, magician

peppe
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Re: Chiaroveggenza

Messaggio da peppe »

O.K. Franco.
Il gioco viene descritto nel libro di Mariano Tomatis : "La Magia dei numeri". col titolo:
L’esperimento che ingannò Einstein

Siamo a Londra, al Savoy Hotel. Il mago inglese Al Koran (1914-1972)
sta presentando un incredibile esperimento di chiaroveggenza ai presenti, e
tra il pubblico c’è un invitato di prestigio: Albert Einstein (1879-1955). Lo
scienziato è confuso, e domanda: “Nascondi le monete nelle maniche,
vero?” Il suo imbarazzo è comprensibile: sembra infatti trattarsi di un
gioco matematico, che però sfugge completamente alla logica. Al Koran
ripete il gioco, mostrando senza ombra di dubbio che non utilizza affatto le
maniche della giacca, concludendo: “Qui non sono i numeri a ingannare…
ma le parole!”

[...]
State per imparare un gioco che ingannò perfino Einstein: si tratta di un
classico esperimento di chiaroveggenza, che può essere presentato con
delle monete, ma che descriveremo in una versione più semplice e portatile
con una scatoletta di fiammiferi.

[Vedi descrizione nel post "Chiaroveggenza"]

Spiegazione:

Non dovrete far altro che assicurarvi di prendere un numero di
fiammiferi maggiore rispetto all’amico e contare i vostri mentre li
raccogliete dal tavolo. Supponiamo, come nell’esempio, che ne raccogliate
dodici. Il trucco è quasi tutto qui! La frase che direte, infatti, è
sufficientemente ambigua da convincere il vostro amico che siete in grado
di guardare, con il terzo occhio, all’interno del suo pugno, mentre in realtà
state solo parlando dei fiammiferi che avete voi in mano. Per elaborare la
frase da pronunciare, scegliete un numero N sufficientemente piccolo,
diciamo compreso tra 1 e 4, e tenetelo a mente. Poi sottraetelo
mentalmente da 12, ottenendo così un nuovo numero R. Nell’esempio
abbiamo scelto N = 3, e quindi R varrà 9 perché 12 – 3 = 9. La frase da
pronunciare sarà quindi costituita da tre parti:
1) “Ho preso nella mia mano lo stesso numero di fiammiferi che sono
nella tua.”
2) “Anzi… no! Ne ho N in più.”
3) “Sto contando male… Ne ho ancora di più… ne ho altri che più tardi
ti consegnerò, facendo in modo che alla fine tu ne avrai R.”
Per quanto possa sembrare incredibile, qualsiasi numero di fiammiferi
abbia in mano il vostro amico, la frase annunciata descriverà perfettamente
la situazione. Nell’esempio, l’amico ne aveva 5 e voi ne avevate presi 12.
Ecco la situazione descritta:
1) “Ho preso nella mia mano lo stesso numero di fiammiferi che sono
nella tua…”
2) “Ne ho 3 in più.”
3) “…ne ho altri che più tardi ti consegnerò, facendo in modo che alla
fine tu ne avrai 9.”
La cosa notevole è che se l’amico avesse avuto in mano soltanto 3
fiammiferi, le stesse frasi si sarebbero applicate altrettanto bene!
Vediamolo:
1) “Ho preso nella mia mano lo stesso numero di fiammiferi che sono
nella tua…”
2) “Ne ho 3 in più.”
3) “…ne ho altri che più tardi ti consegnerò, facendo in modo che alla
fine tu ne avrai 9.”
Uno dei punti di forza di questo esperimento sta nel suo poter essere
ripetuto cambiando i numeri coinvolti, e prendendo ogni volta un numero
di fiammiferi diverso: questo confonde parecchio le idee di chi osserva,
perché sembra che la vostra stima numerica dipenda davvero dal numero
di fiammiferi nascosti nella mano, mentre in realtà la frase che utilizzate è
abbastanza ambigua da dare un’aura di mistero alla vostra esibizione.
Proprio come diceva Al Koran, la matematica è certamente la chiave
dell’enigma, ma sono le parole usate a rendere impenetrabile il segreto di
questo esperimento.
La spiegazione matematica di questo gioco è abbastanza semplice. Le tre
affermazioni che fate si applicano a qualsiasi situazione perché
prescindono completamente dal numero di fiammiferi nel pugno chiuso.
Poniamo che questi siano un numero incognito X e che voi ne abbiate
presi in mano Y (un numero che conoscete perché li avete contati).
La prima parte della frase è sempre vera quando prendete un numero Y
di fiammiferi superiore a X: in mano avrete sempre almeno X fiammiferi.
La seconda parte della frase fa una stima di quanti ne avete in più; sarà
sempre vera se non esagerate. Se l’amico ne ha presi 4 e voi ne avete 6 in
mano, tenetevi bassi e non dite di averne 4 in più di lui, perché non
sarebbe vero. Per non sbagliare, quando buttate la manciata di fiammiferi
sul tavolo all’inizio, guardate il mucchietto e poi tornate a guardarlo dopo
il prelievo dell’amico: se ne ha presi quasi la metà, prendete tutti i
rimanenti e utilizzate come N un numero piccolo. Se invece è evidente che
ne ha presi pochi, prendetene parecchi e scegliete pure un numero N un po’
più grande.
La terza parte della frase è sempre vera per un motivo più sottile.
Contiamo i fiammiferi rimasti: ne avete già “impegnati” X con la prima
parte (dicendo che ne avevate quanti lui), ne avete impegnati altri N nella
seconda parte, e poiché eravate partiti con Y fiammiferi, ora ne saranno
rimasti (Y – X – N). Voi state quindi dicendo che, sommando questi agli X
che ha in mano, i fiammiferi diventeranno R. Le parole confondono le
idee, ma con la matematica si può razionalizzare quello che avete appena
affermato; ecco la traduzione di quello che avete appena detto:
X + (Y – X – N) = R
Perché questa affermazione è sempre vera? Per vederlo,
semplificheremo in due passaggi questa espressione. Innanzitutto,
ricordiamoci che non abbiamo scelto un numero R qualsiasi, ma l’abbiamo
calcolato sottraendo al numero di monete che abbiamo in mano (Y) il
numero N, e quindi R = Y – N. Quindi la nostra affermazione equivale a:
X + (Y – X – N) = Y – N
Ma poiché sottraendo X a X si ottiene zero, l’espressione diventa ancora
più chiara:
Y – N = Y – N
Poiché dai due lati dell’uguale c’è la stessa espressione, questa sarà
sempre (e banalmente) vera. Al cuore di questo mistero, quindi, c’è una
comune uguaglianza che, attraverso un uso oculato e opportunamente
ambiguo delle parole, diventa il seme che fa germogliare un mistero
ingarbugliato e sorprendente. Così sorprendente da stupire addirittura
Albert Einstein!
[...]
Spero vi sia piaciuto. Saluti ,peppe
Peppe

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